giovedì 23 aprile 2015

Shelley The Blacksmith

London Museum of Water & Steam, il Museo del Vapore, una ex stazione di pompaggio dell’800, a Kew Bridge
Sono all’esterno della struttura e già mi pregusto le foto che farò. 
Datemi ingranaggi, ruote dentate, tubi, manometri, possibilmente vecchi, e mi fate felice. Preciso che non capisco nulla di tecnologia, nemmeno della più elementare, ma non importa. Non mi interessa il processo, i risultati, non il funzionamento del meccanismo ma la sua forma.

Devo aver avuto una specie di imprinting quando ero piccola. Mio padre era progettista meccanico e in alcuni periodi lavorava fino a tarda sera nella stanza dove dormivo insieme ai miei fratelli. Non c’erano i pc allora (ebbene sì, signori, c’è stato un tempo in cui le cose si facevano senza pc o smartphone…), ma un enorme tecnigrafo sul quale erano incollati strati e strati di fogli lucidi disegnati a matita. 
Un universo di linee tratteggiate, frecce, quote, sezioni di pezzi meccanici. 
I fogli si spostavano e i pezzi combaciavano, ruotavano, si incastravano l’uno nell’altro. Era uno spettacolo bellissimo. Mai più dimenticato.


Ma sto divagando. Dunque sono al museo, le persone che mi accompagnano devono incontrare una dei vari artisti che ha lo studio all’esterno della struttura. Di lei non so nulla, se non che si chiama Shelley.
skech-of-Shelley-Thomas-blacksmith-fabbro-monicauriemma
Ed ecco che da una porta buia in una parete di mattoncini sbuca una figura imponente in gilet di pelle e scarpe antinfortunistiche. 
Molto più alta di me (ma per questo ci vuole poco…), capelli bianchi con una sfumatura bionda alle punte, raccolti in una coda, sguardo penetrante, azzurro, vivacissimo, bel sorriso da cui spuntano denti d’oro, mani nodose. 
Non mi stupirei se avesse una benda sull’occhio e una pistola al cinturone.

Il maglione che porta sotto il gilet è bucato vicino alle maniche. 
Sono le scintille. 
Shelley Thomas è una Blacksmith, una donna fabbro, ella domina il fuoco, usa la forza, una tecnica millenaria, piega i metalli al suo volere per creare grandi cancellate o piccolissimi monili. 
E questo è un personaggio! Mi serve! comincio a pensare…

I miei amici parlano con lei di workshop sui gioielli, io li ascolto appena, resto col mezzo sorriso ebete e lo sguardo fisso su di lei a cercare di imprimere nella memoria i particolari, gli anelli alle dita, una strana spilla appuntata al gilet, probabilmente una sua creazione… non dico una parola, ho una sola domanda come un mantra in testa: “Can I take a picture? Can I take a picture? Can I take a picture?...”, posso fare una foto? Non ho il coraggio, non ci conosciamo, mi prenderà per matta (e non sbaglierebbe di molto). 

Ci salutiamo e io faccio i miei scatti al museo ma una volta a casa corro a cercarla sul web. 
Soprattutto trovo l’elemento mancante per il disegno che ho in mente, il super-tecnologico casco protettivo che usa per lavorare, in una bella foto sul suo sito.

Ecco qua, glielo piazzo in testa. Shelley The Blacksmith è completa.

Qui potete trovare il suo sito e la sua paginafacebook.

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