Da molto tempo indago su alcune sparizioni.
Si tratta di lettere
dell’alfabeto.
Non c’è molto da ridere, credetemi, la faccenda è
seria, e molto più grande di quello che sembra.
Deve trattarsi di una ruggine antica, tra gli inglesi e l’alfabeto scritto, uno di
quei rancori che ti porti dietro da secoli, come i greci e i turchi. Non si sa
chi abbia cominciato prima, quello che è certo è che le lettere subiscono contrazioni,
fusioni, torture di vario genere, fino a sparire nel nulla…
I primi indizi li trovi nella passione smodata per
acronimi ed abbreviazioni. Non si tratta solo delle sigle di partiti ed
istituzioni. Qua si contrae tutto quello che si può. Con due parole hai già una
potenziale sigla.
Il tecnico del gas mi ha scritto che mancava il FSD
(Flame Supervision Device) la mia
faccia smarrita non gli ha fatto pietà, me lo sono dovuto andare a cercare su
internet che diavolo fosse questo fsd.*
Nelle mail, per dirti il prima possibile (As Soon As
Possible) scrivono ASAP, “ci sentiamo asap, ti scrivo asap, consegna asap”
(I beg your pardon? Modo elegante per: che
cavolo dici?), gli appuntamenti a
volte sono TBC, che non è la tubercolosi ma vuol dire To Be Confirmed.
I mestieri sono tutti
siglabili: annunci di lavoro cercano UX / UI Designer (User Experience / User Interfaces,
e anche così ne so poco più di prima); per lavorare con i bambini ti chiedono
il DBS (prima ti chiedevano il CRB, tanto
per confondere un po’ le acque), che sta per Disclosure and Barring Service, una specie di controllo della fedina
penale, per mostrare che non hai commesso reati.
Le specializzazioni arrivano a livelli di
astrazione pura. Sul pieghevole del centro medico c’è scritto che il mio dottore
(che mica puoi chiamarlo medico? Chiamalo GP, General Pratictioner), è
specializzato in “M.B.B.S. D.R.C.O.G, D. C. H., D.F.F.P, M.R.C.G.P.” Una specie
di enorme codice fiscale con punteggiatura, un linguaggio segreto? Un messaggio
criptato?
Forse è una questione di risparmio: di voce, di
tempo, di caratteri… ma spiegatemi come diavolo fate a ricordarvi tutti questi
acronimi? Fate corsi di “acronimìa”?
Quando anche la parola è scritta per esteso la mortificazione
continua, lettere che esistono sulla carta vengono puntualmente ignorate,
troncate, ingoiate, arrotolate nella pronuncia .
Le R sono forse le più maltrattate, dovunque si
trovino nella parola, ma soprattutto alla fine. Come se non ci fossero: MIRROR,
MIVVAa ( con la A un po’ lunga, e mi
raccomando, arrotolate le R centrali se no sono guai)
Se la giocano alla pari con le E. ONE MORE TIME…
Le E finali? Spariscono senza lasciare traccia.
LITERATURE suona più o meno LI-TSCIÀ-TSCIÀ. TEMPERATURE: TEMPRE-TSCIÀ.
La E centrale? Scomparsa, e TURE diventa il verso di una cornacchia.
Nomi di località impietosamente amputati, come
BICESTER. Ero lì alla stazione che mi arrovellavo per capire se era più giusto
BÀICESTAa, BÌSESTAa, BISÈSTAa e
l’annuncio sonoro mi gela: “The train for BISTAa...”
BISTAa?! Ma questa è mezza parola! Mezza!
E così, pare, tutti i nomi che finiscono per
CESTER. LEICESTER? LESTAa. Taglio
netto, lettere dimezzate. Nell’indifferenza generale.
Mi dico: allora perché le scrivete?! Perché dar
loro l’illusione di un’esistenza che poi negate con la voce? E’ una crudeltà e
voi lo sapete. In nome di non so quale tipo di velocità di espressione avete
creato un divario enorme tra la presenza delle lettere scritte e il loro valore
effettivo, la loro dignità di esistere in quanto pronunciate. La loro è una
vita metà, in sospeso, e nessuno sa dove vadano a finire.
Pronunciatele degnamente o tagliatele alla base,
la loro sofferenza sarà minore e tutti ce ne faremo una ragione (soprattutto
noi stranieri…).
Comincio a rivalutare la mia lingua scritta,
sapete? E se uno comincia a rivalutare l’italiano vuol dire che c’è qualche
problema. Una lingua che usa duecento parole per una frase, che ha congiuntivi
e condizionali da emicrania, verbi irregolari, maschili, femminili, plurali
tutti diversi, frasi piene di incidentali, termini obsoleti, non dovrebbe
essere simpatica a nessuno, eppure ci sono dei pregi.
Innanzitutto l’alfabeto è
più corto (e a questo proposito mi chiedo perché usare più lettere se poi non
le pronunciate), le lettere sono rispettate (tranne la povera H…) dallo scritto
all’orale, pronunciate quasi sempre allo stesso modo, con regole precise e
soprattutto: o ci sono oppure no.
Questo è il punto, niente imbrogli, è tutto chiaro.
(So che da napoletana dovrei tacere, cambio gli
accenti, tronco le finali, ma qui si tratta della lingua nazionale...)
La cosa inquietante è che con l’inglese quando
credi di aver capito il trucco, di aver trovato una regola, una logica seppure
aberrante a questo massacro, ecco che scopri nuove scomparse, di lettere
insospettabili. E non trovi giustificazione nemmeno nel criterio del risparmio.
Mi spiego, se io chiedo a qualcuno: “Posso fare
questa cosa?” E la sua buona educazione gli impone di dirmi: OF COURSE YOU CAN (quando
potrebbe benissimo dire solo OK), frase composta da 14 lettere più spazi, capita
che gli senta dire COSCIUCAa. Una contrazione magari incomprensibile ma che gli
permette di risparmiare ben 6 lettere da pronunciare e più o meno 5 millesimi
di secondo. Posso inorridire, ma capisco
il perchè.
Quello che non capisco è quando se la prendono con la T.
Una volta mi
è stato detto: You are an AR-IST… al
posto della T c’era un intervallo, una deglutizione, un buco nero… Una lettera
massacrata senza criterio, nessun
risparmio di tempo, non ha senso.
O forse sì, mi sorge un atroce dubbio, che
tutte queste lettere siano in realtà mangiate,
ingoiate, buttate giù in una sorta di “letterofagia”, di bisogno di inghiottire
il suono… è terribile.
Più di una persona ha nominato il famoso maghetto:
HARRY PO-Aa. Beh, io li ho visti i
film in inglese, e la T c’era! Magari non due, forse una, ma c’era!!! Non
pretendo che diciate POTTER ma almeno POTAa!
Era un accento locale, o forse l’indizio di
un’ennesima orda di famelici delle
consonanti? Sono solo supposizioni, quel che è certo è che una lettera alla
volta finiremo con l’emettere solo suoni gutturali (come mi sembra già di
sentire da alcuni londinesi doc).
Non c’è nessuno che si occupi del problema di
queste sparizioni? Un’associazione, che so, una charity per la preservazione
della specie, la difesa delle lettere perdute?
Fonderò l’ ADML: Association in Defence of
Missing Letters, se usiamo l’acronimo partiamo col piede giusto…
* esiste un sito
utilissimo abbreviations.com che consulto quotidianamente, ma in questo caso purtroppo non lo sapeva nemmeno
lui…
Nessun commento:
Posta un commento