La mia ultima fatica libresca per l’Italia è in uscita
in questi giorni, ma non la trovate in libreria, dovete andare al Supermercato…
Partiamo dall’inizio: nei
mesi scorsi il concorso “Scrittori diClasse”, progetto Conad, ha coinvolto decine di migliaia
di scuole da tutta Italia con la partecipazione di autori del calibro di Roberto Piumini, Vanna Cercenà, Silvana De
Mari, Manuela Salvi, Guido Sgardoli, Luigi Garlando, Beatrice Masini e Tim
Bruno (trovate i loro profili qui).
Gli otto libri. |
Per le classi si trattava
di partire dagli incipit degli autori e creare una storia, I ragazzi hanno
lavorato in maniera corale, sono entrati nei meccanismi della narrazione, hanno
letto e valutato i racconti degli altri, incontrato scrittori veri.
C’è un
marchio commerciale dietro, ma non storcete il naso, promuovere la cultura e la
formazione a me sembra sempre cosa buona e giusta. Inutile dire che in UK aziende
pubbliche e private organizzano concorsi artistici e letterari come se piovesse (e
qui piove, giuro…).
Sono nati così otto libri, illustrati da: Katia Belsito, Erika De Pieri, Antongionata
Ferrari, Roberto Lauciello, Cecco Mariniello, Manuela Orciari, Claudio Prati
e la sottoscritta.
Il mio lavoro era tassativamente
concentrato tra il 16 Dicembre e il 15 Gennaio. Non un minuto prima, dato che
bisognava decretare i vincitori e imbastire il racconto finale, e non un minuto
dopo, per i tempi tecnici di stampa e distribuzione. In quel mese il libro doveva
essere elaborato, illustrato, “copertinato”, in contemporanea, tra scrittore e
illustratore.
Nei giorni precedenti mi preparavo al ritiro lanciando proclami apocalittici: Per un mese non ci sentiremo! Non potrò uscire! Non ci sono per
nessuno! Tra un boccone di panettone e uno di pudding (per onorare patria
di provenienza e patria d’adozione), trascorrevo le mie feste natalizie nell’
“antro oscuro” a disegnare.
Con i colleghi ci scambiavamo
mail notturne del tipo:
- Io ho appena finito, tu
a che punto sei? - A me manca ancora una nottata!
- Il racconto come
procede? - Sono in alto mare! Comunque Buon Anno!
Le mail con la prode Manuela Salvi che faceva da
coordinamento, spesso avevano come oggetto: “sono viva”, iniziavano con: “scusa
l’invio notturno” oppure “se vedete del non-finito non è una distrazione,
sarebbe voluto, se vi fa vomitare, just let me know” e si concludevano con “zzzz…” o "daidaidai..." da parte di entrambe
Insomma, ordinaria
amministrazione artistico-letteraria.
Il racconto che ho
illustrato, per le scuole medie, è quello di Luigi Garlando, elaborato su una storia della 2E, Scuola Piero Vannucci (Perugia):
“Corri,
Malik, corri”, parla di un ragazzino africano adottato in Italia con la
passione per la corsa.
Queste sono alcune tavole.
I protagonisti:
Malik, è alle prese con la responsabilità delle proprie scelte, oltre i turbamenti d’amore/amicizia.
Ha l’età in cui si comincia a crearsi un “look” e io volevo un tratto distintivo, frutto di una sua scelta, mi sembrava una buona idea fargli le treccine (sono letteralmente affascinata dagli innumerevoli modi di annodare, intrecciare, acconciare i capelli afro), me ne sono pentita appena capito che dipingere treccine una ad una per dieci volte poteva essere alienante, ma era troppo tardi, la prossima volta un bel taglio a zero, eh?
Rosalba (capello rosso fuoco e abiti punk-dark per espressa richiesta della classe vincitrice), è una graffitara. Io adoro i graffiti e tutta la Street Art, qui a Londra poi sono letteralmente circondata. Confesso che essere “Writer” mi sarebbe piaciuto, ma ahimè, avrebbe richiesto velocità di esecuzione, sprezzo del pericolo e soprattutto andare in giro di notte, tutte cose che NON fanno per me. Mi sono tuffata nelle mie foto ai muri londinesi e in un’abbondante ricerca sui graffiti di Milano, città dov’è ambientata la storia, per inventare una specie di Rosalba’style: spirali coloratissime e piccoli personaggi strani.
Non mi piace che i miei lavori sembrino tutti uguali.
A volte non ho abbastanza tempo o libertà di scelta (spesso mi accade con i lavori di scolastica inglese) e sono costretta ad affidarmi al mestiere, ripercorro strade già fatte, veloci, ma combatto sempre per fare un passetto in più, un piccolo esperimento, in ogni lavoro.
Qualche volta ci riesco, altre no, ma conservo l’esperienza per l’occasione successiva, se finisce la ricerca sei morto.
Ovviamente niente di eclatante, magari il pubblico non se ne accorge, e poi io resto sempre io.
Siccome ho una certa
tendenza a diventare leziosa, a fare il disegno “perfettino”, con tutte le cose
al posto giusto, ho tentato di rompere il mio schema.
Riempivo tutto e poi
cancellavo, o mi fermavo un attimo prima di finire, eliminavo del disegno per
far “respirare” il colore.
Magari il risultato è ibrido, adesso è troppo
presto per giudicare, mi sembra tutto bello, me ne renderò conto col tempo, ma comunque mi
sono divertita.
Sia benedetta la “macchina infernale” (il computer) che mi fa
lavorare su livelli diversi come su fogli sovrapposti, uno per il disegno, uno
per ogni texture, e mi permette di verificare in corso d’opera se l’idea che
sto seguendo è interessante o meno, così posso rifare lo stesso pezzo più volte
senza perdere i tentativi precedenti.
Alla tavola finale tengo
molto. Io tutt’altro che sportiva, mi sono appassionata alla corsa alla mia tenera età, per seguire le manie
inglesi, (salvo poi stare ferma per mesi causa fascite plantare) e ho provato
personalmente l’ebbrezza di superare un limite apparentemente impossibile, che
è quella che riesce a provare Malik. Una volta ho alzato le braccia al cielo e
mi sono commossa, anche se avevo corso solo per venticinque minuti di fila (ne
ho parlato qui), perciò, signori, in
questa tavola Malik sono io!
Per alcuni racconti,
soprattutto per target d’età più alta, preferisco usare modelli reali (come per l’Aida).
Stavolta ho torturato per benino tre ragazzi che ringrazio di cuore: Imma Esposito, Matteo e Paolo Riccardi.
E adesso che aspettate,
andate a fare la spesa, su! ;)
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