La Princesse et les Prétendants, Allez- Oxford University Press, particolare |
L’ho incontrata ad
ottobre 2013, un anno fa, erano due mesi che la inseguivo via mail. Dopo più di
un anno di ricerca, e infiniti elenchi di nomi sottolineati, cerchiati,
depennati ...
Mi aveva inviato già la
bozza di contratto e si era detta entusiasta di rappresentarmi ma io ho
insistito per vederla da vicino, anche se c’era da aspettare.
Dovevo guardare in faccia
la persona nelle cui mani stavo mettendo il mio lavoro (e il mio futuro qui).
Dovevo dirle che se
affidavo l’esclusiva ad un’agente, volevo qualcuno disposto davvero a puntare su di me, non mi interessava essere
infilata in un calderone in attesa che mi si scovasse per caso, e non volevo
che mi si dicesse “ho importanti notizie
da comunicarti” per poi sparire nel nulla (come mi era già accaduto), avevo
già perso troppo tempo.
Dovevo dirle che dopo un
anno dal mio trasferimento, per sopravvivere facevo le pulizie, e se lei
credeva veramente a quello che mi aveva scritto: “You indeed are a very talented artist”, questo era il momento di
dimostrarmi che era in grado di procurarmi il lavoro per cui ho veramente
talento.
La mia esperienza come
cleaner mi aveva regalato tra le tante cose, una nuova determinazione, una
chiarezza d’intenti, insieme a un pizzico di: adesso ti faccio vedere chi sono, che a volte è molto utile ad una
come me, abituata fin troppo al basso profilo.
Piccolo particolare,
avrei dovuto dirglielo in inglese (sigh…).
Ci incontriamo al Circus
Cafè, zona est di Londra, un locale piccolo ma delizioso, con arredamento e
tappezzeria ricavati da oggetti di risulta, perfetto per me.
Bruna, snella, di quelle
donne eleganti naturalmente, anche senza trucco e con i capelli raccolti con
una matita, si chiama Sylvie ed ha un bellissimo accento che tradisce le origini francesi, poi scopro
che è anche un po’ italiana, per parte di padre. Guardiamo i miei disegni e
parliamo, parliamo per due ore delle nostre esperienze, della nostra storia, in
un pittoresco itanglish /franglish.
- E’ una
vergogna che tu non abbia ancora sfondato qui – Più che altro è una sfiga…
- Non voglio che tu tra un anno mi dica: mi sto
mantenendo facendo la cleaner – E
figurati io!
- Non posso darti certezze ma dobbiamo fare un piano d’azione – “action plan”, “strategy”, tesoro, hai appena
detto le parole magiche che speravo di sentire.
- Attaccheremo il mercato su più fronti.
Picturebooks di pregio (potrebbe servire anche un anno per trovare la commessa
giusta) e mercato commerciale, advertising, educational, che portano liquidità.
Sei abbastanza versatile per poterlo fare, se sei d’accordo – Se sono d’accordo??? Ma dimmi dove devo
firmare!
Forse l’ho trovata. Non
oso dirlo ai quattro venti ma torno a casa piena di speranza. Seguono una serie
di scambi di materiale e finalmente a dicembre 2013, il mio primo incarico.
Una piccola immagine per Allez una pubblicazione della Oxford University Press,
l’illustrazione di un racconto tradizionale del Mali per insegnare il francese
a ragazzi inglesi (quando si dice intercultura…).
“La Princesse et les Prétendants” una sorta di Turandot africana.
Ayawa, una principessa
troppo bella e fiera per accettare la corte dei numerosi nobili venuti da tutto
il globo per sposarla, indispettita e affaticata dal dover dire tanti NO,
decide di smettere di parlare.
Il padre disperato annuncia che qualunque
pretendente sia in grado di farle tornare la parola avrà la sua mano.
Ma l’impresa
sembra impossibile per chiunque.
Un giorno un mendicante, neanche tanto
attraente, si inginocchia davanti a lei, e senza dire una parola accende un
fuocherello e tenta di preparare un tè con un bollitore poggiato su due pietre.
Ovviamente il bollitore senza equilibrio cade, e cade più volte, ma lui con
pazienza ci riprova.
Ayawa resta in silenzio finché può, al quindicesimo
tentativo sbotta:- Ma insomma, mettici una
terza pietra, così non cade!!!
E così la principessa
sposa un mendicante, e vissero tutti felici e contenti? Io non credo, ma mi
diverte molto l’idea che per noi donne sia impossibile tacere quando vediamo
una cosa storta…
È una tavola piccolissima,
12cm x 5, non certo un capolavoro, ma io le sono molto affezionata. Per me questa
era la chiusura di un cerchio e un nuovo inizio.
Il mio primissimo schizzo
in terra anglosassone, era il ritratto di una donna nera incontrata in metro, lo
avevo chiamato “Principessa Africana”, forse era lei, Ayala, venuta a portarmi
fortuna…
Grazie ad uno strano incrocio di lingue, origini, energie, per buona
parte femminili, potevo finalmente dire: I’m
a London based illustrator.
La principessa è bellissima e tu sei trooooppo forte (in ogni senso!). <3
RispondiElimina...ma tu di più! =)
RispondiElimina