martedì 19 agosto 2014

It’s a Job! N°2

Dopo il primo contratto-lampo, nell’agosto 2013 la mia ricerca continua e approdo ad una nuova interview sempre come cleaner. 
Agenzia molto seria, la recruiter, russa (passo dai Colombiani ai Russi, sembra un film di spionaggio…) cerca di mettermi a mio agio. Chiacchieriamo amabilmente di tutto, come mi trovo a Londra, le mie passioni, l’illustrazione e poi arriva il punto critico:
 - Posso chiederti perché tra tutti i part-time possibili hai scelto proprio la cleaner?
 - Perché??? Perché sono mesi che faccio applications per tutto e nessuno mi si fila, non trovo lavoro come illustratrice e il mio inglese fa schifo e non ho esperienza di niente, ecco perché! - E’ la risposta che affiora alle mie labbra, ma forse non è quella giusta… mi prendo qualche secondo per riflettere:
- Perché… come disegnatrice faccio un lavoro sedentario ed ho bisogno di qualcosa che mi tenga in movimento… - Sorride. Ci avrà creduto? Comunque è andata, si parte.

Si tratta di lavorare in condomini di lusso pulendo le scale e le aree comuni (niente wc, sto facendo carriera?) turni e luoghi stabiliti settimana per settimana, induction days pagati e accredito ogni venerdì (evviva). 
Via mail ricevo informazioni su luogo, compiti assegnati, referenti. Organizzazione impeccabile. Per ora copro le vacanze dei titolari, posso sperare in un contratto permanent per il futuro.
E’ richiesta:
- massima puntualità (il primo turno di due settimane è dalle 7 alle 13, alzarsi alle 5 non è proprio il massimo ma ce la posso fare)
- total black look (allegria!),
- no scarpe da ginnastica (odiose ballerine… mi procureranno i primi sintomi di fascite plantare),
- massima cortesia con i condomini, comportamento impeccabile (dai, non mi metterò le dita nel naso…)

Il primo edificio assegnatomi è un complesso residenziale degli anni trenta, un po’ anonimo ma di lusso, composto da sei scale, sei piani ciascuna. 
Incontro la cleaner che devo sostituire, bella donna, massa di capelli ricci, nera, giunonica, di quelle che potrebbero mandarti a terra con una sberla, meglio tenersela buona… 
Mi mostra i compiti e il materiale, la parte più faticosa è trasportate i secchi con acqua e detersivi da una scala all’altra, si sale all’ultimo piano con l’ascensore e da lì si passa l’aspirapolvere piano per piano (attacca la spina, fai una rampa, stacca la spina, pulisci il corrimano e l'ascensore, riattacca la spina…), infine si pulisce l’ingresso, la parte più importante, con ascensore e porte tutte in vetro e acciaio (oh, no…). 

Mi mostra come pulire i vetri: dopo aver passato il detergente con una spugna lunga provvista di manico, con gesto sicuro ed una grazia che mi lascia a bocca aperta, fa scivolare il tergivetro in gomma in un unico movimento curvo (come il segno ∞ ), che sale e scende esattamente un attimo prima che goccioli il detersivo e lo tira via senza lasciare NESSUNA traccia. 
Rimango ipnotizzata da quella danza, altro che action-painting, qui stiamo assistendo ad una performance di action-cleaning perfetta! 
- Non ci riuscirò mai - è il pensiero che mi scuote dall’incanto. Infatti nei giorni successivi, per quanti sforzi faccia, le mie curve si bloccano, la gomma stride, le gocce cadono, ahimè, dovrò arrendermi a tirare banalmente il tergivetro in verticale, senza nessuna poesia.

Mi raccomanda di gestire le forze, non stancarmi e prendermi delle pause se necessario. Musica per le mie orecchie, ma il Supervisor cosa ne penserà? 
Con mia gradita sorpresa, il Building Manager che si occupa di supervisionarmi e riferisce all’agenzia, mi dice la stessa cosa: -Take a rest! (che non vuol dire prendi il resto, ma prenditi una pausa) - ogni tanto mi prende in giro: - Monica, stop! It’s CLEAN!- Alle 12,30 mi chiede che ci faccio ancora lì – Ma... il mio turno finisce alle 13…- Ma vai a casa! Garantisco io!
Ma dove sono finita? Sono su "You've been framed"? Dai, è uno scherzo? 

La giornata passa in fretta, io me la fatico tutta e approfitto anche per fare pulizia in zone che si vede non vengono toccate da mesi, è un modo per ripagare tanta gentilezza. 

Torno a casa veramente stanca ma con un senso di soddisfazione per un lavoro ben fatto (tenuto conto delle mie note abilità) e in più, in totale autonomia, senza sorveglianti col fiato sul collo, in certi momenti addirittura meditativo (mi vengono molte idee per nuovi disegni mentre passo l’aspirapolvere).
Peccato che questo incarico durerà solo due settimane, continuo a ricordarlo come il migliore che mi sia capitato.


Per quanto riguarda il comportamento impeccabile, devo dire che più di una volta i condomini hanno assistito alle mie numerose piroette involontarie mentre tentavo di liberarmi dal filo dell’Hoover che immancabilmente mi avvolgevo addosso, ammetto che non è stato il massimo dell’eleganza, ma magari qualcuno di loro possedeva un circo e avrebbe potuto ingaggiarmi come attrazione, nella vita non si può mai sapere…

lunedì 11 agosto 2014

It’s a Job!

Dall’estate 2013 per alcuni mesi lavoro come CLEANER, che secondo me fa più figo di ADDETTO ALLE PULIZIE ma il concetto è quello. 
Decisamente una brillante carriera, nelle mie mani le superfici brillano (o almeno dovrebbero). 
Comunque: it’s a job! Ed è senz’altro un’alternativa valida al Sandwich Artist per l’autobiografia dell’Artista-che-ha-fatto-la-gavetta.
Il primo contratto (brevissimo, una settimana) è con un’agenzia che si occupa di un residence per studenti. 
Il supervisor  nell’interview mi chiede se ho esperienza ed io rispondo che sono abituata ad occuparmi tutti i giorni delle pulizie a casa (solo che io ODIO i lavori di casa e me ne occupo poco e male!). 
Lui mi fa un sorrisetto sinistro, come dire: Vieni! Vieni a vedere se questo somiglia alle pulizie di casa!

Divisi in squadre di tre persone, ci occupiamo di risistemare i monolocali con angolo cottura e bagno degli ospiti che avevano lasciato il residence per le vacanze estive. Sbrinare frigoriferi, smontare e rimontare letti, spostare e pulire forni a microonde e tutte le suppellettili, svuotare i mobili, pulire e disinfettare gabinetti ecc…  
Le condizioni di quelle stanze… ho visto cose che voi umani… approfitto per fare un appello: "ragazzi, quando andate a studiare o a vivere fuori, abbiate pietà di coloro che verranno sulle macerie del vostro passaggio, grazie".

Tanta fatica, considerato che quelli erano gli unici giorni di vero caldo a Londra. 
Giornata di 4 ore senza pause, neanche 5 minuti, quella di 9 ore prevedeva 15 minuti per il pranzo. 
Mi impegno al massimo ma sempre con la sgradevole sensazione  di ottenere risultati mediocri. Il mio incubo: i vetri in generale, soprattutto quelli delle docce, mai perfetti. 
Il supervisor mi chiede spesso se è tutto ok, soprattutto nei due giorni di prova (non pagati, sic!) e per spiegarmi un compito lo esegue di persona, nel senso che si infila con la testa nel wc se necessario, cosa buona e giusta, direi. 
D’altra parte ripassa a controllare dovunque,  in caso ti fa rifare il lavoro e la cosa mi mette un tantino d’ansia. E poi c’è la fretta, bisogna essere impeccabili e velocissimi (due cose che nella mia vita non sono mai andate d’accordo).

Magari pratico un po' l'inglese, pensavo. 
Infatti imparo: limpio, sucio, seco, húmedo, oltre a rrrapido, rapido! Muj rrapido! L’agenzia è gestita da sudamericani e i colleghi (principalmente colombiani) non sanno una parola d’Inglese, ma sono simpatici e gentili e per farmi sentire a mio agio mi cantano in spagnolo le canzoni di Laura Pausini, Eros Ramazzotti e Raffaella Carrà (no, vi prego, basta, preferisco sentirmi sola ed emarginata …) 

La sera non posso fare altro che stendermi, le mie ossa gridano vendetta, mi chiedo con quale energia riuscirò a disegnare…  pazienza, aspetto condizioni più favorevoli, nel frattempo mi serve guadagnare. 
E per finire, ho memorizzato un metodo infallibile per infilare il piumone nel copripiumone con pochi gesti e senza bozze. 
Sono cose che ti cambiano la vita!